Quaderno 19 (X)
§ (55)
Nell’articolo su Francesco Brioschi («Marzocco» del 6 aprile 1930, capitolo del libro Rievocazioni dall’Ottocento) Luca Beltrami ricorda come il Brioschi fu accusato di aver firmato l’indirizzo di devozione a Francesco Giuseppe nel febbraio 1853 (dopo l’attentato di un calzolaio viennese). Il Beltrami afferma che il Brioschi non firmò (se c’è un Brioschi fra i firmatari, non si tratta dell’illustre matematico, professore dell’Università di Pavia e futuro organizzatore del Politecnico di Milano). Il Beltrami annota: «e non sarebbe nemmeno da definire atto di cortigianeria quello dei funzionari del governo, “invitati” a firmare la protesta contro l’atto insano e incosciente di un calzolaio viennese», dimenticando:
- che l’indirizzo fu firmato dopo la repressione di Milano e alla vigilia di Belfiore;
- che i nobili milanesi firmatari non erano «funzionari»;
- che se il Brioschi, funzionario, non firmò, senza essere perseguitato, significa che non solo i nobili, ma anche i funzionari potevano non firmare.
Pertanto nella sua annotazione è implicita la condanna morale di tutti i firmatari.