Quaderno 15 (II)
§ (23)
Per le espressioni «Zunftbürger» e «Pfahbürger» o «Pfahbürgerschaft» impiegate nel Manifesto è da vedere, per le corrispondenti figure italiane, il libro di Arrigo Solmi L’amministrazione finanziaria del regno italico nell’alto Medio Evo, Pavia, 1932, pp. XV-288, L. 20 (cfr recensione analitica di Piero Pieri nella «Nuova Italia» del 20 gennaio 1933). A Pavia esistevano prima del Mille «alcune arti o professioni di mestiere, tenute quasi in regime di monopolio, sotto la dipendenza della Camera o del Palazzo Regio di Pavia». Esse appaiono costituite intorno a persone di maggiore esperienza e responsabilità dette magistri: costoro sono di nomina regia, hanno il governo interno dell’«Arte e ne rispondono verso lo Stato, ma provvedono anche a difendere i privilegi del mestiere e a valorizzarne i prodotti. Nessun artigiano può esercitare l’arte se non è iscritto all’organizzazione, e tutto sono sottoposti a tributi di carattere generale e speciale verso la Camera regia». (Camera: il «ministero delle finanze» d’allora).