G. Pascoli e Davide Lazzaretti

Quaderno 6 (VIII)
§ (144)

Nella «Nota per gli alunni» che precede l’antologia Sul limitare, il Pascoli, accennando alla pubblicazione di Giacomo Barzellotti sul Lazzaretti così scrive: «Io ho sentito dalla lettura del libro elevarsi il mio pensiero all’avvenire così dubbioso della nostra civiltà. Il secolo è finito: che ci porterà il secolo ventesimo? La pace tra i popoli, la pace tra le classi, la pace della coscienza? o la lotta e la guerra? Ebbene, codesto barrocciaio, commosso da un nuovo impulso di fede viva, che cade nel suo sangue, e cotesto pensatore (il Barzellotti), coscienza e mente dei nostri tempi, che lo studia, lo narra, lo compiange, mi sembrano come un simbolo: l’umanità sapiente che piange e ammonisce, col petto alto e col capo chino, tra la sicurezza del suo pensiero e la pietà del suo sentimento, sull’altra umanità, su quella che delira e muore».
Questo brano interessa:
  1. per il pensiero politico del Pascoli nel 1899-900.
  2. Per mostrare l’efficacia ideologica della morte del Lazzaretti.
  3. Per vedere quali rapporti il Pascoli voleva tra gli intellettuali e il popolo.
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